Da pochi giorni è entrato in vigore il regolamento 2019/1379 che conferma per ulteriori 5 anni i dazi antidumping (fissati al 48,5%) nei confronti delle importazioni in Europa di biciclette prodotte in Cina. La stessa misura interesserà Indonesia, Malesia, Sri Lanka, Tunisia, Cambogia, Pakistan e Filippine, in quanto il riesame delle misure, iniziato l’anno scorso, ha confermato che questi Paesi riesportavano il prodotto cinese in Europa con l’unico obiettivo di aggirare i divieti imposti da Bruxelles. Una concorrenza giudicata sleale perchè, a differenza di quanto accade in Europa, in Cina è Pechino a decidere quanto le aziende devono produrre e a “sussidiare” le proprie imprese – dai bassi costi di acciaio e alluminio a quelli di ricerca e sviluppo – in un quadro di competizione distorta.
Una misura di protezione economica a dir poco fondamentale, che va ad aggiungersi alla misura adottata a inizio 2019 dall’Unione Europea che definitivamente imposto dazi addizionali – dal 18,8% al 79,3% – anche sulle bici elettriche cinesi.
IL SETTORE DELLA BICICLETTA IN EUROPA
Quella delle biciclette è in Europa – e soprattutto in Italia – un’industria ancora fiorente (non più negli Usa, dove proprio la concorrenza sleale cinese ha spazzato via la filiera). Secondo i dati diffusi dalla Commissione europea, il settore offre lavoro, direttamente o indirettamente, a 100mila persone in circa 900 imprese, che generano annualmente oltre 1 miliardo di euro di investimenti nella Ue e circa 12 miliardi di euro di crescita della produzione industriale.
"L’industria europea – ha sottolineato Moreno Fioravanti, il segretario di Ebma (l’associazione europea dei produttori di bici) – ha sempre investito in innovazione e tecnologia. Ha potuto farlo grazie al fatto che il mercato era tutelato dai dazi antidumping e questo ci ha consentito di poter continuare a innovare. Oggi il 50% dei componenti bici è fatto nella Ue. La bicicletta a pedalata assistita è stata inventata in Europa proprio grazie a queasta capacità di investimento che negli anni non è venuta meno a causa della concorrenza sleale".
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IL COMPARTO BICI IN ITALIA
Solo in Italia, il settore occupa più di 14mila addetti in circa 250 imprese e realizza un fatturato di oltre 1,2 miliardi di euro.
Contro ogni evidenza, nell’era della sharing economy, con una straordinaria crescita di bike sharing a postazione fissa e free floating (+ 147% solo nel 2017 e una flotta di circa 40mila mezzi sul territorio), il mercato interno delle biciclette continua a tenere. Sono infatti 1.595.000 le biciclette vendute nel 2018, mentre la produzione si attesta su oltre 2.445.000 di pezzi. Sul fronte del mercato interno il segno meno interessa principalmente la bicicletta tradizionale (-7,6%), mentre continua a crescere l’e-bike (+16,8%, con 173mila pezzi venduti).
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