Storie di amore fraterno, di sport e di tragedie della vita...Mancano pochi mesi al centenario della nascita del mitico campione Fausto Coppi. Un evento che i cultori di questo sport hanno ben in mente, così come chi scrive di sport, di biciclette, di ciclismo e di vicende umane che con tutto questo hanno a che fare.
Su questo quadro di fondo vi segnaliamo la presentazione del libro "Serse Coppi, l’angelo gregario" di Lucio Rizzica, a cura di Luciana Rota, dedicato a Serse, il fedelissimo fratello minore di Fausto, morto in un tragico quanto banalissimo incidente in bicicletta mentre a tappa finita stava facendo rientro in albergo.
Fu un silenzioso, intimo, speciale rapporto di mutuo soccorso quello che legò Fausto e Serse Coppi anche nel corso della loro storia sportiva. Una naturale speciale relazione che non si esauriva una volta scesi dai pedali.
Come è facile intuire, Serse era per Fausto non soltanto il fratello minore da istruire ma forse per davvero l'unica persona sulla quale poter fare affidamento anche nel privato. Del resto, Fausto per Serse era non solo il fratello campione, ma era sangue del proprio sangue e sentiva di dovergli coprire le spalle, senza alcun fine, solo per affettuosa devozione e un infinito rispetto fraterno mai sfociato in rivalità o gelosie. Serse voleva molto bene a Fausto e ne desiderava ogni felicità. Fausto, dal canto suo, sapeva di poter contare su Serse.
Serse era il quinto dei fratelli Coppi, il più piccolo, sembrava la copia esatta di Fausto tanto si somigliavano, nonostante fosse nato quattro anni più tardi anch'egli nella minuscola Castellania, nell'alessandrino. E del campionissimo amato dalle folle era assieme l'angelo e il gregario, soprattutto nelle leggendarie sfide contro un altro indimenticabile fuoriclasse, Gino Bartali.
A pensarci bene, per un crudele scherzo del destino fu proprio Bartali a vincere, anzi a rivincere, dopo dodici anni, quello stesso Giro del Piemonte durante il quale -tragicamente- Serse morì per le conseguenze di una brutta caduta, avvenuta infilando una ruota in un binario dei tram. Aveva appena ventotto anni, Serse. Da quel dramma Fausto fu devastato e pensò persino di dare forfait all'imminente Tour de France, che tuttavia poi accettò di correre proprio nel nome di 'Serse il buono'.
Nel giorno della sua terza vittoria al Piemonte quella tragedia fece rivivere anche in Bartali quel dolore provato per la morte del fratello minore Giulio, investito nei dintorni di Firenze mentre scollinava durante la Targa Chiari.
Bartali e Coppi furono acerrimi rivali ma mai nemici, erano due fenomeni assoluti accomunati dalla medesima fatica e dalla identica sofferenza interiore. Quella che piegò Fausto su se stesso nei corridoi della clinica 'Sanatrix' di Torino quel triste giorno di giugno del 1951 mentre Serse spirava. Chi era lì giura di aver visto in quegli attimi Fausto aggirarsi come un leone in gabbia. L'airone aveva gli occhi al cielo trasfigurati dal pianto. Non faceva che ripetersi disperato e a denti stretti "aveva ragione mamma Angiolina... non avremmo mai dovuto correre...".
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